«Risk Management» - concentrare le risorse non basta, On. Ministro Corrado Clini!?
Se non esiste nessunissimo piano per la prevenzione del dissesto idrogeologico in Italia? O, se esiste, non funziona?
L'Europa chiede agli Stati-membri di adattarsi ai cambiamenti climatici?
Ma se l'Italia non aveva gli strumenti efficaci di prevenire o diminuire l'impatto dei fenomeni naturali sul territorio nemmeno prima e siamo sempre a contare i morti e i danni e scuotere, impotenti, la testa?
Se lo Stato e il Governo, che siano di destra o di sinistra, amassero veramente i propri cittadini — avrebbero dovuto intervenire molto prima.
Ma di quale protezione dai torrenti di fango e di pietre si parla quando, navigando su Internet, non abbiamo scoperto nessun mezzo, nessun metodo, nessuna costruzione che avesse le capacità della protezione efficace.
Dobbiamo finirla con i vecchi gabbioni ripieni di sassi e le dighe che non reggono — c'è qualche ingegnere che ha calcolato la loro utilità?
Abbiamo ricevuto e pubblichiamo la lettera che, a nostro avviso, parla di una costruzione della protezione idrogeologica probabilmente molto efficace.
Il mittente è la cittadina italiana proveniente dalla Georgia dell'URSS che da anni cerca di intervenire presso il governo nazionale e locale con la proposta di aiutare i relativi servizi con il proprio potenziale intellettuale, accumulato durante la carriera da ingegnere - ricercatore quando ha contribuito nel paese di provenienza con delle ricerche e successivamente con i calcoli e con il monitoraggio della costruzione protettiva dai detriti letteralmente chiamata la «cattura-detriti».
Controllando materiale dei servizi di informazione della Georgia abbiamo accertato che tale struttura ha funzionato in modo efficace nei pressi del fiume Durugi (Duridji, Duruji), proteggendo per lungi 30 anni la città di Kvareli (Qvareli). Attualmente la costruzione ormai è coperta dai detriti e ha perso la sua efficacia e la popolazione si preoccupa del loro destino, temendo il disastro e chiede al governo georgiano di intervenire con una nuova struttura.
Ma dormire per 30 anni notte tranquilli vi sembra poco?
Sottoponiamo alla vostra attenzione la lettera della Dott.ssa Bourdouli e speriamo che l'argomento susciti l'interesse che merita.
Onorevole Ministro Corrado Clini,
concentrare le risorse non basta: ad un chirurgo per operare servono gli strumenti giusti, lo stesso vale per il salvare la popolazione esposta ai disastri ambientali - ci sembra quello strumento, descritto nella lettera dell'ingegnere Bourdouli rappresenti uno tra i più efficaci.
Paolo Francesco Barbaccia Viscardi
Cell.:
338 5628413
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IL TESTO DELLA LETTERA
"Nell'antichità e nel Medioevo per proteggersi dalle calamità naturali venivano fatti i sacrifici alle divinità. In una società moderna e veramente civile, in quella italiana, sembrerebbe che sia cambiato poco e niente da allora.
Non dico per mera critica, ma perché amo l'Italia, la mia seconda Patria, e perché vedo essa abbandonata al destino. E perchè invano ho provato diverse volte ad offrire alle autorità nazionali e locali mio aiuto e l'esperienza acquisita nel paese di provenienza, essendo lì io titolare di due lauree: in ingegneria edile, e di quella di ricerca in materie tecniche e di costruzioni.
All'epoca dopo aver ricevute le risposte dal Ministro dei Lavori Pubblici On.Antonio di Pietro e dal Presidente della Giunta della Regione della Toscana On. Vanino Chiti, ma senza alcun esito di continuità, pensavo ingenuamente che non ero all'altezza degli specialisti idrogeologici italiani, ma con il passare degli anni ho scoperto l'assenza totale di una adeguata politica di previsione e di prevenzione finalizzata alla riduzione della vulnerabilità del territorio dalle calamità naturali.
Vivo qui da vent'anni e sto osservando l'impotenza dello Stato nel proteggere i propri cittadini dalle catastrofe.
E' inammissibile rimanere fermi ad osservare insieme il ripetersi dell'identico scenario con l'insistente ripetizione: fenomeni naturali provocano i danni sempre maggiori, portando via vite umane, distruggendo il suolo, sconvolgendo l'intero paese, portando danni finanziari enormi e problemi che si accavallano una sopra l'altra.
Mentre l'Italia, invece, essendo un paese con una tecnologia avanzata, avrebbe dovuto affrontate tali fenomeni in un modo altrettanto avanzato, cercando gli efficienti modi di protezione del suolo e da qui, un modo di salvare tante vite umane.
Sono stata allieva dell'Accademico I.Kherkheulidze e ho avuto l'onore di lavorare insieme a lui quando per la prima volta nel 1967 è stata proposta, progettata, calcolata e nel 1969 edificata in natura una costruzione “cattura-fanghi” che misurava 100 metri di lunghezza e 9 metri di altezza sul fiume Duruji (Georgia orientale, Kakheti), molto pericoloso che da allora ha protetto la città di Kvareli dal disastro ripetitivo finché dopo 30 anni la costruzione non si è coperta completamente di detriti. La città fu colpita dalle inondazioni di fango e detriti negli anni 1888, 1889, 1903, 1906, 1922, 1934. Le varie dighe, costruiti negli anni 1907, 1928, 1930, 1931 sono state distrutte dalla forza dell'impatto con i torrenti.
La Georgia, da dove provengo, è un paese ad alto rischio idrogeologico e sismico simile all'Italia.
Ho lavorato per 25 anni nell'Istituto della ricerca di Meccanica strutturale e di resistenza sismica presso l'Accademia delle Scienze della Repubblica della Georgia (ИСМиС им. К.С.Завриева АН ГССР).
Nel' 67, allora prof. Irakli Kherkheulidze si è rivolto al nostro dipartimento dell'Accademia per trovare il metodo di calcolo per la prima e l'unica costruzione “barriera antidetriti” di nuovo tipo, da lui proposta.
La struttura letteralmente era chiamata “cattura detriti” di telaio reticolare spaziale di calcestruzzo armato prefabbricato - ( Сборный железобетонный пространственный сквозной селеуловитель рамно-решетчатого типа – Lattice through space-framed debris dam of precast concrete) ed era composta da due tipi di elementi: traverse e anelli distanziatori che si montavano facilmente secondo lo schema geometrica a scelta – una specie di assemblaggio a piacere. Ma il problema consisteva nell'assenza del calcolo per questo genere di costruzioni, come nell'incertezza assoluta per la scelta del modello preferito che riguardasse la miglior resistenza insieme al consumo minimale dei materiali: cemento e armatura.
Questo calcolo è stato affidato a noi, due ingegneri-costruttori, professore Ghivi Kisiria (Кизирия Г.В.) e ingegnere Nona Burduli (Бурдули Нонна), aspirante della laurea della ricerca. La difficoltà del calcolo si basava nell'individuare nella struttura reticolare e complessa quegli elementi semplici, piatti portanti. Abbiamo costatato che tale caratteristica avevano i telai piatti, il piano dei quali formava l'angolo a 150 gradi con la direzione del carico orizzontale, ciò è del torrente. Altrettanto difficile era scegliere il sistema di calcolo appropriato da applicare. Per la prima approssimazione abbiamo eseguito il calcolo elastico del telaio piatto. Ma prendendo in considerazione il fatto che la distruzione di uno o più elementi del telaio nonché la sua forte deformazione non portava alla distruzione dell'intera struttura, abbiamo deciso di proporre il calcolo nella fase plastica ciò è con il metodo dell'equilibrio limite – l'unico appropriato per una costruzione del genere.
Per rendere i nostri calcoli degni di fede ci siamo rivolti alla sperimentazione in laboratorio dell'Accademia /ZNIEP -RESEARCH-DESIGN INSTITUTE/ dove è stato modellato e realizzato un campione della struttura in dimensioni reali, agendo su esso con carico orizzontale.
Solo dopo la conferma dei risultati della sperimentazione sulla correttezza del nostro calcolo per un funzionamento appropriato della struttura sotto carico è stato accettato e approvato il nostro metodo. Inoltre il nostro contributo fu quello che oltre ad eseguire i calcoli, abbiamo accertato e indicato tra diverse versioni, il modello di assemblaggio ottimale della costruzione “cattura detriti”.
Come si è rivelato altrettante ovvio che per svolgere la prevenzione del dissesto idrogeologico è indispensabile che gli idrogeologici collaborino con degli ingegneri.
Ho sentito tante volte dire che in Italia manchi uno studio e dei mezzi efficaci della protezione idrogeologica e ingegneristica del territorio.
La costruzione che vi racconto qui potrebbe diventare uno degli strumenti per la lotta contro il tempo.
Nel concludere, devo dire che scrivo ai governatori italiani per l'ultima volta – tanto la mia lettera rimane nella rete e sarà accessibile per tutti gli interessati.
Ma è ovvio che bisogna intervenire in fretta anche per il mutamento climatico attuale e molto aggressivo.
Stiamo vivendo un periodo particolare, il NUOVO ministro dell'ambiente Corrado Clini del NUOVO Governo Tecnico ha detto:«Dobbiamo affrontare subito le emergenze ma soprattutto lavorare perchè nei prossimi anni non si verifichino danni».
Sarà questa volta quella giusta?
Nona Bourdouli
L'ingegnere Dott.ssa Bourdouli in laboratorio e sul campo
Alcuni immagini della costruzione simile sul territorio dell'ex URSS
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