"EUROPA…? IERI…e…
OGGI ?" (I)
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Paolo Francesco Barbaccia Viscardi
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Fonte:
http://www.csssstrinakria.org/mafia.htm
Cronologia moderna delle azioni massoniche e mafiose
27 marzo 1848 – Nasce la Repubblica Siciliana.
La Sicilia
ritorna ad essere indipendente, Ruggero Settimo è capo del governo,
ritorna a sventolare l’antica bandiera siciliana.
Gli inglesi
hanno numerosi interessi nell’Isola e consigliano al Piemonte di
annettersi la Sicilia.
I Savoia preparano una spedizione da
affidare a Garibaldi.
Cavour si oppone perchè considera
quest’ultimo un avventuriero senza scrupoli (ricordano impietositi
i biografi che Garibaldi ladro di cavalli, nell’ America del sud,
venne arrestato e gli venne tagliato l’orecchio destro. Sarà, suo
malgrado, capellone a vita per nascondere la mutilazione) [Secondo
altre fonti l’orecchio gli sarebbe stato staccato con un morso da
una ragazza che aveva cercato di violentare all’epoca della sua
carriera di pirata, stupratore, assassino in America Latina, NdT]. Il
nome di Garibaldi, viene abbinato altresì al traffico di schiavi
dall’Africa all’America.
Rifornito di denaro inglese da i
Savoia, Garibaldi parte per la Sicilia.
11 maggio 1860 – Con la
protezione delle navi inglesi Intrepid e H.M.S. Argus, Garibaldi
sbarca a Marsala. Scrive il memorialista garibaldino Giuseppe Bandi:
I mille vengono accolti dai marsalesi come cani in chiesa! La prima
azione mafiosa è contro la cassa comunale di Marsala. Il tesoriere
dei mille, Ippolito Nievo lamenta che si trovarono pochi spiccioli di
rame. I siciliani allora erano meno fessi! E’ interessante la nota
di Garibaldi sull’arruolamento: “Francesco Crispi arruola
chiunque: ladri, assassini, e criminali di ogni sorta”.
15
maggio 1860 – Battaglia di Calatafimi. Passata alla storia come una
grande battaglia, fu invece una modesta scaramuccia, si contarono 127
morti e 111 furono messi fuori combattimento. I Borbone con minor
perdite disertano il campo. Con un esercito di 25.000 uomini e
notevole artiglieria, i Borbone inviano contro Garibaldi soltanto
2.500 uomini.
E’ degno di nota che il generale borbonico Landi,
fu comprato dagli inglesi con titoli di credito falsi e che
l’esercito borbonico ebbe l’ordine di non combattere. Le vittorie
di Garibaldi sono tutte una montatura.
27 maggio 1860 –
Garibaldi entra a Palermo da vincitore!…ateo, massone, mangiapreti,
celebra con fasto la festa di santa Rosalia.
30 maggio 1860 –
Garibaldi dà carta bianca alle bande garibaldine; i villaggi sono
saccheggiati ed incendiati; i garibaldini uccidevano anche per un
grappolo d’uva. Nino Bixio uccide un contadino reo di aver preso le
scarpe ad un cadavere. Per incutere timore, le bande garibaldine,
torturano e fucilano gli eroici siciliani.
31 maggio 1860 – Il
popolo catanese scaccia per sempre i Borbone. In quell’occasione
brillò, per un atto di impavido coraggio, la siciliana Giuseppina
Bolognani di Barcellona Pozzo di Gotto (ME). Issò sopra un carro un
cannone strappato ai borbonici e attese la carica avversaria; al
momento opportuno, l’avversario a due passi, diede fuoco alle
polveri; il nemico, decimato, si diede alla fuga disordinata. Si
guadagnò il soprannome Peppa ‘a cannunera (Peppa la cannoniera) e
la medaglia di bronzo al valor militare.
2 giugno 1860 – Con un
decreto, Garibaldi assegna le terre demaniali ai contadini; molti
abboccano alla promessa. Intanto nell’Isola divampava impetuosa la
rivoluzione che vedeva ancora una volta il Popolo Siciliano
vittorioso. Fu lo stesso popolo che unito e compatto costrinse i
borbonici alla ritirata verso Milazzo.
17 luglio 1860 –
Battaglia di Milazzo. Il governo piemontese invia il Generale Medici
con 21.000 uomini bene armati a bordo di 34 navi. La montatura
garibaldina ha fine. I contadini siciliani si ribellano, vogliono la
terra promessagli. Garibaldi, rivelandosi servo degli inglesi e degli
agrari, invia loro Nino Bixio.
10 agosto 1860 – Da un bordello
di Corleone,
Nino Bixio ordina il massacro di stampo mafioso di Bronte. Vengono fucilati l’avvocato Nicolò Lombardo e tre
contadini, tra i quali un minorato! L’Italia mostra il suo vero
volto.
21 ottobre 1860 – Plebiscito di annessione della Sicilia
al Piemonte. I voti si depositano in due urne: una per il “Sì” e
l’altra per il “No”. Intimorendo, come abitudine mafiosa,
ruffiani, sbirri e garibaldini controllano come si vota. Su una
popolazione di 2.400.000 abitanti, votarono solo 432.720 cittadini
(il 18%). Si ebbero 432.053 “Sì” e 667 “No”. Giuseppe
Mazzini e Massimo D’Azeglio furono disgustati dalla modalità del
plebiscito. Lo stesso ministro Eliot, ambasciatore inglese a Napoli,
dovette scrivere testualmente nel rapporto al suo Governo che:
“Moltissimi vogliono l’autonomia, nessuno l’annessione; ma i
pochi che votano sono costretti a votare per questa”. E un altro
ministro inglese, Lord John Russel, mandò un dispaccio a Londra,
cosí concepito: “I voti del suffragio in questi regni non hanno il
minimo valore”.
1861 – L’Italia impone enormi tasse e
l’obbligo del servizio militare, ma per chi ha soldi e paga, niente
soldato. Intanto i militari italiani, da mafiosi, compiono atrocità
e massacri in tutta l’Isola. Il sarto Antonio Cappello, sordomuto,
viene torturato a morte perchè ritenuto un simulatore, il suo
aguzzino, il colonnello medico Restelli, riceverà la croce dei “S.S.
Maurizio e Lazzaro”.
Napoleone III scrive a Vittorio Emanuele:
“I Borbone non commisero in cento anni, gli orrori e gli errori che
hanno commesso gli agenti di Sua Maestà in un anno”.
1863 –
Primi moti rivoluzionari antitaliani di pura marca indipendentista.
Il governo piemontese instaura il primo stato d’assedio. Viene
inviato Bolis per massacrare i patrioti siciliani. Si prepara
un’altra azione mafiosa contro i Siciliani.
8 maggio 1863 –
Lord Henry Lennox denuncia alla camera dei Lords le infamie italiane
e ricorda che non Garibaldi ma l’Inghilterra ha fatto l’unità
d’Italia.
15 agosto 1863 – Secondo stato d’assedio. Si
instaura il terrore. I Siciliani si rifiutano di indossare la divisa
italiana; fu una vera caccia all’uomo, le famiglie dei renitenti
furono torturate, fucilate e molti furono bruciati vivi. Guidava
l’operazione criminale e mafiosa il piemontese Generale Giuseppe
Govone. (Nella pacifica cittadina di Alba, in piazza Savona,
nell’aprile 2004 è stato inaugurato un monumento equestre a questo
assassino. Ignoriamo per quali meriti.)
1866 – In Sicilia
muoiono 52.990 persone a causa del colera. Ancora oggi, per
tradizione orale, c’è la certezza che a spargervi il colera
nell’Isola siano state persone legate al Governo italiano. Intanto
tra tumulti, persecuzioni, stati d’assedio, terrore, colera ecc. la
Sicilia veniva continuamente depredata e avvilita; il Governo
italiano vendette perfino i beni demaniali ed ecclesiastici siciliani
per un valore di 250 milioni di lire. Furono, nel frattempo, svuotate
le casse della regione. Il settentrione diventava sempre più ricco,
la Sicilia sempre più povera.
1868 – Giuseppe Garibaldi scrive
ad Adelaide Cairoli:”Non rifarei la via del Sud, temendo di essere
preso a sassate!”. Nessuna delle promesse che aveva fatto al Sud
(come quella del suo decreto emesso in Sicilia il 2 giugno 1860, che
assegnava le terre comunali ai contadini combattenti), era stata
mantenuta.
1871 – Il Governo, con un patto scellerato, fortifica
la mafia con l’effettiva connivenza della polizia. Il coraggioso
magistrato Diego Tajani dimostrò e smascherò questa alleanza tra
mafia e polizia di stato e spiccò un mandato di cattura contro il
questore di Palermo Giuseppe Albanese e mise sotto inchiesta il
prefetto, l’ex garibaldino Gen. Medici. Ma il Governo italiano, con
fare mafioso si schiera contro il magistrato costringendolo a
dimettersi.
1892 – Si formano i “Fasci dei Lavoratori
Siciliani”. L’organizzazione era pacifica ed aveva gli ideali del
popolo, risolvere i problemi siciliani. Chiedeva, l’organizzazione
dei Fasci la partizione delle terre demaniali o incolte, la
diminuzione dei tassi di consumo regionale ecc.
4 gennaio 1894 –
La risposta mafiosa dello stato italiano non si fa attendere: STATO
D’ASSEDIO. Francesco Crispi, (definito da me traditore dei
siciliani a perenne vergogna dei riberesi) presidente del Consiglio,
manda in Sicilia 40.000 soldati al comando del criminale Generale
Morra di Lavriano, per distruggere l’avanzata impetuosa dei Fasci
contadini. All’eroe della resistenza catanese Giuseppe De Felice
vengono inflitti 18 anni di carcere; fu poi amnistiato nel 1896,
ricevendo accoglienze trionfali nell’Isola.
Fonte: http://www.centroimpastato.it/ricordati/index.htm
Indice dei nomi dei caduti nella lotta alle mafie e per la
democrazia e delle vittime innocenti
1894
1 gennaio.
A Pietraperzia, attualmente in provincia di Enna, durante una
manifestazione contro le tasse comunali, i soldati sparano sulla
folla: 8 morti, tra cui una bambina, e 15 feriti. È uno degli ultimi
episodi della vicenda dei Fasci siciliani, privi di direzione in
seguito all’arresto dei dirigenti, assimilabili alle tradizionali
rivolte contadine represse nel sangue dalle forze dell’ordine.
2
gennaio. A Gibellina (Trapani) manifestazione contro le tasse
comunali. Alcune guardie campestri e i soldati aprono il fuoco (i
militari senza squilli di tromba): 14 morti tra i manifestanti. Il
pretore Tommaso Casapinta, che erroneamente si credeva che avesse
ordinato il fuoco, viene ucciso a sassate e bastonate.
Lo stesso
giorno a Belmonte Mezzagno (Palermo) scontro tra soldati e
manifestanti. Due morti: il soldato Francesco Sculli e il contadino
Stefano Monte.
3 gennaio. Viene decretato lo stato d’assedio
in Sicilia, i Fasci dei lavoratori sono sciolti e i dirigenti vengono
arrestati e processati. A Marineo (Palermo) durante una
manifestazione contro le tasse le forze dell’ordine sparano sui
dimostranti. Rimasero uccisi: Filippo Barbaccia (anni 65), Giorgio
Dragotta (26), Antonino Francaviglia (43), Giovanni Greco (24),
Concetta Lombardo (o Barcia) (40), Matteo Maneri (36), Ciro (o
Andrea) Raineri (42), Michele Russo (25), Filippo Triolo (43).
Morirono successivamente: Giuseppe Daidone (40), Santo Lo Pinto (mesi
9), Antonino Mansello (o Manzello) (32), Anna Oliveri (anni 1), Cira
Russo (mesi 9), Antonino Salerno (anni 2), Maria Spinella (2),
Giuseppe Taormina (46).
5 gennaio. A Santa Caterina
Villarmosa (Caltanissetta) manifestazione contro le tasse. L’esercito
spara sulla folla: 14 morti e molti feriti.