"TENGO FAMIGLIA"
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Dott. Giuseppe Torcivia
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"TENGO
FAMIGLIA"
( Leo
Longanesi )
Cari compagni, cari
camerati, cari amici, cari elettori, cari italiani corro verso il
carro del nuovo vincitore, le sue argomentazioni, i suoi programmi,
le sue ultime dichiarazioni ecc.ecc. mi hanno effettivamente
convinto.
Tengo famiglia, ecco
questa potrebbe essere la odierna sempre ripetitiva ma vera desolante
giustificazione dei nostri politici perdenti.
Vediamo ogni giorno che la
fila di estimatori interessati (manager, banchieri, parlamentari,
giornalisti, sindaci) davanti ai nuovi potenti aumenta.
Tutte persone che hanno
avuto precedentemente favori, posti, carriere prestigiose dall'ultimo
capo di partito o di governo battuto, sconfitto.
Oggi nessun commento,
stanno tutti zitti e buoni, non una parola in favore dell'ultimo loro
benefattore potente decaduto.
Qualcuno ha scritto che:
"Il trasformismo, il voltagabbanismo è nel DNA della nazione".
La storia si ripete: ecco
i potenti, cortigiani a correre sul carro del vincitore.
Molti subito dopo queste
ultime elezioni si sono calmati, in particolare quelli che avevano
lanciato parole di fuoco contro il governo e il premier: "
l'autosufficienza dell'esecutivo è una distorsione della democrazia
".
Stanno in silenzio
assoluto quelli che alcuni mesi fa definivano il compagno
di partito: " malato di potere ".
Un vecchio amico molto
tempo fa mi parlava di un episodio della fine della 2a guerra
mondiale .
Alcuni giornalisti
chiesero ad uno dei vincitori delle forze alleate, Sir Winston
Churchill, perché aveva parlato di vittoria alleata su 90 milioni di
italiani, Churchill tranquillamente rispose: perché a mezzogiorno
c'erano 45 milioni di fascisti e alle 12,30 c'erano 45 milioni di
antifascisti che si dichiaravano tali.
Pur di andare avanti e
rimanere sempre attori o comparse e comunque sulla scena politica
vengono giustificati comportamenti precedentemente giudicati
moralmente disdicevoli o ignobili.
Dimenticate le offese, le
accuse lanciate, i torti subiti.
Signori, tutti a bordo, la
nave riparte con un nuovo comandante che accoglie tutti e tutti
felici e contenti.
La cosa che impressiona di
più che moltissimi di questi voltagabbana sono giovani che hanno
lasciato, abbandonato, tradito i loro leader, i loro gruppi di
riferimento un po' prima delle elezioni per ottenere un posto sicuro
in lista o subito dopo le elezioni con la speranza-certezza di
ricevere qualcosa.
Questo è uno strano paese
dove tutte le persone normali pensano alla pensione, i nostri
politici fanno di tutto per non andarci, anche quando vengono
rottamati, battuti sul piano elettorale, condannati in via
definitiva.
Rimanere sempre nel giro
che conta, un posticino serve sempre per non essere dimenticati, per
soddisfare la loro voglia, succubi dei loro vizi, malati di potere.
E' bene appropriato per
molti di questi politici il detto siciliano: "CUMANNARI E'
MEGGHIU CHE FUTTIRI".
Nessuno si sente perdente,
nessuno vuole perdere perché altrimenti dovrebbe lasciare
tutto quello che la propria mente malata di potere aveva immaginato
di avere per sempre.
Gente veramente malata che
non accetta, non accetterà mai di vivere in questa nostra società
priva di una qualsiasi grande, piccola o piccolissima leva di
comando.
Fuori dalla "stanza
dei bottoni" si sentono perduti, infelici, falliti, morti.
Se potessero questi
politici inventerebbero anche una sorta di polizza che li garantisca
per sempre dalla perdita di potere. Assicurazione perpetua di un
posto in Parlamento, o nella direzione del partito, un posto da
governatore di regione, da sindaco, la presidenza di una controllata
ecc.
Del resto solo menti
drogate di potere potrebbero pensare a tanto.
Oggi ancora siamo alla
luna di miele tra gli ultimi perdenti ed i nuovi vincitori, tra
denigratori dell'ultimissima ora ed i voltagabbana della prima ora,
tra quelli lesti a cambiar casacca e quelli lenti, tra creduloni ed i
furbacchioni, tra gli eterni illusi ed i bravi imbonitori, la pace è
scoppiata tra i rottamatori ed i rottamati.
Finché la barca va, tutto
bene.
"C'EST LA VIE",-
così dicono i francesi.
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