Paolo Francesco Barbaccia, promotore del movimento "LA VOCE DELLA TOSCANA"
***
Mi chiamo Emanuele e sono il figlio di Fernando, un malato di Sclerosi Laterale Amiotrofica di 59 anni e oggi, 10 dicembre insieme a lui ho visto il servizio del TG2 a firma di G. Masotti nella edizione delle 13.
Nel servizio si raccontava la storia di un malato di S.L.A. inglese, anch'egli di 59 anni, che nel 2006 chiedeva di porre fine alla propria vita e le immagini lo ritraevano mentre lo faceva ripreso da telecamere: un ultimo sorriso, un bacio della moglie, e addio alla vita.
Nel servizio si raccontava la storia di un malato di S.L.A. inglese, anch'egli di 59 anni, che nel 2006 chiedeva di porre fine alla propria vita e le immagini lo ritraevano mentre lo faceva ripreso da telecamere: un ultimo sorriso, un bacio della moglie, e addio alla vita.
Come figlio di una persona che ha la stessa malattia e che continua la sua lotta quotidiana con immensa dignità mi sento particolarmente offeso dal servizio.
Voglio precisare che mio padre vive grazie ai macchinari che lo nutrono e lo fanno respirare artificialmente e grazie alla voglia di lottare e sconfiggere il male che da sempre lo contraddistingue.
Ritengo che sia disgustoso ed offensivo vedere in diretta la morte assistita di una persona affetta da S.L.A. sia per le numerose vittime di questa orrenda malattia che per i loro familiari, che sono coinvolti e che la combattono quotidianamente.
Pertanto non concepisco il senso del servizio in questione e soprattutto quale scopo si propone di offrire mostrando l'ultimo saluto del malato alla propria moglie e ancor peggio la sospensione del respiratore che lo tiene in vita: con quale coraggio e determinazione i neo affetti da S.L.A. potranno affrontare il decorso assai deprimente di questa malattia? E con quale spirito vivranno i giorni rimasti coloro che ne sono già affetti?
Siamo al punto che per fare ascolti si manda in televisione la morte in diretta? Davvero? Fa audience? Non mi si dica che é colpa della nostra cultura, e che é ciò che vuole la gente.
La RAI rappresenta uno dei pochi servizi (l'unico?) a pagamento dal quale non ci si può sottrarre: e dovrei essere fiero di pagare per sentirmi offeso?
Ancora come fa la Rai a trasmettere la S.Messa la domenica mattina e il mercoledì a trasmettere un servizio nel quale si documenta l'interruzione volontaria della vita, in chiaro contrasto con i principi cristiani?
Si badi bene, che non é la decisione del malato che critico, ma il metodo di dare le notizie in pasto alla gente, senza riserbo e senza preoccuparsi dei destinatari.
Proprio per questo mi sembra giusto sottolineare che il cervello e il cuore sono gli unici organi non colpiti dalla S.L.A. e mio padre, nel pieno delle sue facoltà mentali, dopo aver seguito il servizio ha avuto una comprensibile crisi di pianto, ed é stato subito confortato da noi di famiglia.
Concludo
Capisco (ma non condivido) che spesso si preferisca mandare in onda dei servizi al posto di altri per una sola ragione di effetto sul pubblico, ma se proprio si vuol trattare le problematiche correlate alla S.L.A. meglio sarebbe documentarsi e realizzare un dignitoso e utile servizio sul fatto che la ricerca non procede e non porta risultati concreti, che l'assistenza economica e sociale non è adeguata alla gravità della patologia, che la burocrazia per i pochi servizi riconosciuti si fa di giorno in giorno sempre più complicata.
Emanuele e famiglia
Nessun commento:
Posta un commento