domenica 2 novembre 2008

“Non era meglio se pagavo l’Ici?” o Patti chiari, amicizia lunga

Riflessione su due punti del Decreto Gelmini.
1.Sembrerebbe che ormai siamo tutti d'accordo che famigerato Decreto Gelmini di riforma, nel senso progressivo e rivoluzionario, abbia ben poco. Anche Umberto Bossi in un'intervista televisiva recente disse:"Non ci sono i soldi".
Allora si suppone che per preparare il Decreto il Governo abbia fatto dei buoni calcoli, prendendo in considerazione anche la crisi economica mondiale in corso. Si sa bene che potrà essere inevitabile la recessione che precede la depressione economica, licenziamenti e disoccupazione di massa. E non solamente nell'ambito scolastico e universitario - qui si prospera una disoccupazione trasversale.
E nessuna manifestazione o sciopero potrebbe cambiare la realtà amara che sembra di essere dietro la porta.
Però, a nostro avviso, c'era un'alterativa per riparare in parte le difficoltà finanziarie nell'ambito dell'istruzione in Italia.
Mi riferisco ad un esempio di una collaborazione straordinaria tra il governo tedesco e la compagnia Volks Wagen in crisi nel 2004. Dopo tante fatiche è stato accordato di salvare dal licenziamento di massa i lavoratori degli stabilimenti per i 10 anni in scambio alla riduzione degli salari, mantenendo la qualità alta del prodotto.
Il nostro attuale governo forse avrebbe dovuto essere più chiaro ed esplicito nel comunicare sulle difficoltà finanziarie ai suoi cittadini al posto di truccare il vero senso del decreto (vi sono, però, dei punti che non mi disgarbano). Qui c'è veramente da ripetere una frase scritta sulla lavagnetta della manifestante - insegnante: "“Non era meglio se pagavo l’Ici?”!" Anche se l'Ici sulla prima casa è una tassa assolutamente anticostituzionale.
2.Mentre il punto che rinfacciano al Governo etichettandolo razzista trattasi delle classe transitorie per i bambini non italiani, in modo più vasto è divenuto una legge in Francia. L'Università per gli stranieri non è una forma di razzismo, ma una possibilità di studiare la lingua, come la classe speciale, non è un ghetto per non italiani, ma una possibilità di apprendere le nozioni elementari, e appena acquisita una discreta conoscenza della lingua di Stato, si passa nelle classi comuni per poter studiare le materie in modo sereno e alla pari con i ragazzi italiani.
Per riassumere un mio breve intervento, suggerirei ai nostri governanti di attenersi ai patti chiari con noi, cittadini, per avere un amicizia più lunga.
Paolo Francesco Barbaccia, promotore del movimento "LA VOCE DELLA TOSCANA"

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