mercoledì 1 febbraio 2012

" UN DECLINO DA FERMARE "

"LA VOCE DELLA TOSCANA"

" UN DECLINO DA FERMARE "


Dott. Giuseppe Torcivia


Era urgente porre fine all'arroganza, alla volgarità, all'insolenza e chiudere la stagione del dissenso con il "dito medio", con le pernacchie, il "gesto dell'ombrello", i rutti e sconcezze varie.


Era necessario porre uno stop a coloro che da anni dicono di usare il tricolore invece della carta igienica e a coloro che da anni hanno consentito a questi signori di occupare posti prestigiosi e ottenere cariche e incarichi importanti nel Paese. Mesi segnati da conflitti tra alleati di governo, tensioni permanenti, incompatibilità caratteriali tra esponenti di spicco dell'esecutivo. Era necessario far abbandonare la rincorsa al "particulare" e ritrovare lo spirito di una comunità. Ma costoro continuano imperterriti nella guerra contro tutti e nella difesa ostinata dei "loro territori" (!!??).

Nonostante esistono mille problemi da affrontare ogni giorno una parte delle forze politiche dedicano le loro energie per "azioni di disturbo". Forze politiche e singoli politici che ancora oggi non si rassegnano ad un lento oblio, ad un ridimensionamento del loro ruolo nel Paese dedicando ogni loro azione alla distruzione di qualsiasi rapporto o dialogo che alla costruzione di una seria e operosa collaborazione. Comportamenti e azioni che spesso sono la causa dell'immobilismo del Paese, che rallentano i veri processi di sviluppo e di programmazione, che hanno bisogno di un profondo cambiamento morale, sociale, culturale. Siamo ancora alle dispute tra Nord e Sud mentre il mondo corre. Non si è ancora capito che la crisi non è una questione solo del Sud, perché questa crisi colpisce anche il Nord. Non si è ancora capito che l'abbandono di alcune regioni del Sud e del Centro, la mancanza di un accorto e intelligente aggancio allo sviluppo di tutto il territorio nazionale all'Europa farà franare tutto. Uno Stato che non assicura uno sviluppo esteso, organico e coeso è destinato a fallire.

Non è un fatto di destra o di sinistra, ma di una mancanza di buona amministrazione della cosa pubblica e di una visione globale dei processi di trasformazione e sviluppo. Gli effetti deleteri di una politica di corto respiro si stanno vedendo e si vedranno sempre di più con l'acuirsi della crisi, con l'esaurimento delle risorse, delle ricchezze e delle disponibilità personali con conseguenti effetti sui consumi e sulla produzione. In poche parole impoverimento generale della collettività.

La triste verità oggi è che lo sviluppo di qualsiasi attività posta in essere non dipende più dall'entusiasmo, della idee originali, dalla fantasia creativa e dalla capacità dei singoli di affrontare i problemi ma, sopratutto, dalla presenza, dalla vicinanza, direi conforto, di uno Stato forte, autorevole, efficiente, credibile e dagli interventi mirati, intelligenti, concreti e pronti di un governo che abbia una visione chiara dei problemi e che sia veramente all'altezza dei nuovi e sempre più avanzati e complessi compiti. Questo Paese è stanco e demoralizzato, ha di fronte sfide difficili ed ha bisogno anche di elementi di unità, di figure che ti danno senso di sicurezza.

E' importante che la gente comprenda che è governata da persone che hanno a cuore l'interesse generale del Paese e veda con i fatti che viene condotta una politica più umana, vera,onesta. Alle delusioni, ai timori, alle grandi difficoltà bisogna affiancare un orgoglioso senso di appartenenza alla comunità nazionale e la speranza viva e concreta di dare sempre di più (in questi momenti difficili) a secondo delle varie sensibilità e disponibilità. Consapevoli che ogni nostro atto, ogni nostra azione è un mattone in più che si aggiunge alla ricostruzione della casa comune, che poi è il benessere della società intera italiana. In un momento di difficoltà enormi, di problemi annosi mai risolti e di riforme mai fatte e sempre rinviate vorrei condividere con voi, gentili lettori, alcune affermazioni che ci invitano a riflettere di Albert Einstein.

" Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progresso. E' nella crisi che sorgono l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere superato. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni".

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